Chi abita in campagna, soprattutto in questo periodo dell’anno, può imbattersi in una dolce creatura con il corpicino ricoperto da aculei. È il riccio che con l’inizio della primavera, si sveglia dal letargo e inizia la sua ricerca di cibo. Ne esistono di diverse specie e popolano diverse zone del mondo. La domanda da porsi è: è legale avere un riccio in casa?
Come abbiamo detto le specie di riccio esistenti sono molteplici e possiamo incontrarli ovunque ma, NON tutti i ricci possono essere presi e portati a casa. Se dovessi incontrare un riccio europeo o questo dovesse ritrovarsi spesso nel giardino di casa, sarebbe preferibile o lasciarlo nel suo ambiente naturale o trattarlo come ospite dandogli del cibo. In Italia la detenzione del riccio europeo è ILLEGALE perché si tratta, a tutti gli effetti, di una specie SELVATICA.
Al contrario, in Italia, è LEGALE la detenzione del riccio africano. Si tratta di una specie ESOTICA che, con il passare del tempo, è stato considerato sempre più come ANIMALE DOMESTICO.
Il riccio africano si è conquistato piano piano un posto nel salotto degli amanti dei ricci. Può raggiungere il peso massimo di 650 g e una lunghezza massima di 20 cm, può avere diverse colorazioni e si nutre principalmente di insetti (eccezionalmente può mangiare anche croccantini per gatti). Vive in media tra gli 8 e i 10 anni.
La sua vita si svolge principalmente di notte ed è un animaletto molto solitario che potrebbe manifestare la sua aggressività se non gradisce la compagnia di un suo simile o dell’uomo.
Se il riccio africano vive in casa, si sentirà libero di conoscerla in ogni angolo ma questa abitudine, potrebbe non far bene alla sua salute quindi è preferibile che il riccio africano abbia la sua casetta che riesca a conservare una temperatura ideale di almeno 24 gradi.
Faccio parte di quella categoria di persone che amano queste piccole e spinose creature; più volte sono stata tentata dal comprarne uno ma, mi sono sempre limitata a fotografarli. Mi sono chiesta: a me piacerebbe passare una vita in una gabbia? Direi proprio di no.
Foto di Tomasz Proszek da Pixabay