6 Giugno 2021

Annamaria Scarsi: il mio GRAZIE al basket

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Oggi Lo dice la legge ci porta a giocare una partita di basket con un’ex giocatrice: Annamaria Scarsi. Una chiacchierata su quel parquet in cui le donne devono dimostrare di essere delle professioniste tanto quanto i loro colleghi uomini.

Annamaria Scarsi. Classe 1964. Giocatrice di basket, donna, mamma, figlia, moglie, amica: chi è Annamaria?

Annamaria è una donna che ha avuto la fortuna di aver praticato uno sport, ossia il basket, che nel suo piccolo le ha dato parecchie soddisfazioni e riconoscimenti tra cui una medaglia di bronzo con la nazionale giovanile. Adesso Annamaria è anche una moglie e una mamma e si ritiene fortunata ad avere una famiglia solida con cui condivide il lavoro nella braceria.

La storia della pallacanestro femminile italiana ha poche testimonianze rispetto a quella maschile ma, come nasce la sua passione per questo sport? Chi l’ha spronata a giocare?

La mia professoressa di ginnastica alle medie aveva il marito che giocava a basket ed è nato per caso nella palestra della scuola, successivamente si è trasformato in un’esplosione di emozioni durata 30 anni. Purtroppo il basket femminile negli ultimi tempi ha avuto una vetrina molto limitata, ed è un gran dispiacere in quanto noi Donne non siamo seconde a nessuno e la mia carriera, come quella di molte altre giocatrici, lo dimostra.

Su quale parquet del mondo dello sport e della vita di tutti i giorni ha fatto il suo primo canestro? Cosa hanno significato per lei quei punti, non solo sul campo di gioco ma anche nella vita?

Il mio primo canestro non lo ricordo perfettamente ma ricordo benissimo il primo giorno di allenamento: una ragazzina esile con le trecce lunghe che si affacciava ad un mondo pieno di emozioni che l’ha portata a costruirsi una solida carriera nell’ambito cestistico. I primi canestri che ho realizzato a livello agonistico mi hanno portata, nel mio piccolo, a farmi conoscere e successivamente mi si è presentata l’occasione di giocare fuori dalla mia città: un’esperienza che auguro a tutti in quanto, personalmente, mi ha formata come donna autonoma e migliorata sotto il punto di vista sportivo portandomi a giocare in vari campionati e in diverse città.

Cosa ha rappresentato per lei lo sport e come crede che abbia influenzato la sua vita?

Lo sport ha rappresentato una vetrina importante per la mia vita sociale e affettiva caratterizzata da successi e piena di amicizie. Aver avuto la possibilità di giocare in varie squadre italiane mi ha permesso di conoscere mio marito e di mettere solide radici ad Ostuni dove ho terminato la mia carriera cestistica e messo su famiglia.

A livello mediatico il basket ha una scarsa risonanza, la situazione peggiora se si fa riferimento al basket femminile: cosa manca al basket italiano “per fare notizia”? Si potrebbe fare qualcosa di concreto, secondo lei, per divulgare questo sport?

Purtroppo il basket femminile ha poca visibilità anche se alcune piattaforme televisive private, ci danno la possibilità di vedere alcune partite anche in campo europeo. A mio avviso, lo sport è un mondo generico e bellissimo in tutte le sue sfaccettature e i media dovrebbero dare più attenzione e spazio, non solo al basket, ma anche a molti altri sport considerati minori rispetto al calcio. Lo sport è vita ed emozioni e se ne dovrebbe sempre parlare con piacere, qualsiasi esso sia.

Chi è la donna che si nasconde sotto canottiera e pantaloncini? Come si è fatta spazio e/o come si è presa quel pezzo di mondo che le appartiene?

C’è stata tanta tenacia, determinazione e sacrifici che mi hanno portata araggiungere una posizione di felicità e riconoscimenti che custodisco orgogliosamente. Andare via di casa a 14 anni per inseguire il proprio sogno non è mai facile, la costanza e il sacrificio erano all’ordine del giorno ma se si crede fermamente in qualcosa e nelle proprie potenzialità tutto è possibile.

In Italia la Legge sul Professionismo sportivo del 1981 rimanda alle Federazioni la scelta di aderire al professionismo. In questa scelta NON rientrano le DONNE. Per la legge italiana le ATLETE sono DILETTANTI? Quanto, secondo lei, ciò può incidere negativamente sulla società di oggi? Si è mai sentita di “serie B” a causa di questa- mi permetta di chiamarla con il suo nome- discriminazione?

Il basket femminile è anche dilettantistico e purtroppo non ne capisco a pieno il motivo ma no, chi segue con cuore lo sport e lo ama in ogni sua forma fa in modo che noi donne possiamo essere seguite al pari degli uomini. Orgogliosamente le dico che nel 1989, anno in cui sono venuta a giocare ad Ostuni, il basket femminile era molto più seguito di quello maschile.

Oggi essere donna vuol dire, ancora, dare spiegazioni, dimostrazioni, ecc. Cosa vuol dire per lei essere donna?

La donna è un essere speciale pronta ad affrontare le avversità della vita con tutte le forze che abbiamo dentro di noi e sempre a testa alta. Io, e spero anche tante altre come me, mi sono creata la mia carriera e il mio futuro da sola, contando solo su me stessa e sulle mie forze e ognuna di noi non dovrebbe mai farsi mettere i piedi in testa o far si che qualcuno prenda decisioni al proprio posto. Essere donna mi ha permesso di diventare moglie e madre e di aver trasmesso valori per me fondamentali a mia figlia che adesso è una giovane donna autonoma, intraprendete e sicura di se e delle sue scelte e ciò non può che rendermi fiera.

Siamo arrivate alla fine di questa nostra partita, ci stiamo alzando dal parquet e all’improvviso qualcuno le lancia un pallone. Cosa direbbe a quel qualcuno e a chi sta leggendo questa intervista?

Se qualcuno ora mi lanciasse un pallone lo prenderei al volo e andrei a schiacciare a canestro, è sempre stato il mio songo più grande, e gli direi GRAZIE perché ho avuto la fortuna di fare uno sport bellissimo. Auguro a tutti di inseguire sempre i loro sogni e di realizzarsi in ciò che credono di più. La nostra felicità viene sempre al primo posto.

Angelica Andriola
Autrice del blog
Angelica
Sono Angelica, una 30enne di appena 18 anni! Mi piacciono le sfide, scoprire cose nuove e lanciarmi in percorsi di cui non so nulla. Continua...
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