In questa domenica che conclude una settimana dedicata ad eventi e laboratori che hanno visto protagonisti gli insetti a strisce gialle e nere; in occasione della Giornata mondiale delle Api, non potevamo che intervistare una Donna apicoltrice. Indossiamo la tuta di protezione e facciamoci raccontare questo mondo da Maria Donnaloia.
Un’apicoltrice come me si occupa dell’allevamento delle api, vive in simbiosi con questi insetti plasmando la propria vita in funzione dei loro ritmi naturali. Allevare api significa principalmente prendersi cura di questi delicati insetti, curarli dalle loro malattie, garantire loro pascoli di fiori abbondanti al fine di assicurarne uno stato sanitario ottimale. Essere apicoltore significa anche essere guardiani del territorio dove si lavora. Il fine ultimo dell’allevamento delle api è quello di raccogliere, sempre nel rispetto degli alveari, miele e altri prodotti.
Sin da bambina sono stata educata al culto della bellezza della Natura e al suo rispetto. All’età di 19 anni, in seguito ad un corso di apicoltura organizzato dalla mia scuola superiore, scoprii il mondo delle api rimanendone affascinata per la loro organizzazione, la loro bellezza e la loro estrema importanza. Ho coinvolto la mia famiglia in questa mia passione, mio padre mi costruì la prima arnia, un apicoltore di Ostuni mi regalò la mia prima famiglia di api e l’avventura ebbe inizio. Per i cinque anni successivi, quelli universitari, è rimasto un hobby e dopo, in seguito a studio, esperienza e tanti sacrifici, mi sono resa conto che dovevo dedicarmi completamente a questa attività.
In effetti è un lavoro svolto principalmente da uomini sicuramente per ragioni culturali, ma anche per la grande resistenza psicofisica che bisogna avere. Ci vuole sia forza fisica, per svolgere i lavori più pesanti e resistere al mal di schiena, che mentale per poter affrontare tutte le avversità (es. avvelenamenti, furti, malattie delle api) che si possono verificare. Nei confronti di quest’ultime le donne sono molto più sensibili degli uomini e ci vuole uno sforzo in più per riuscire a rialzarsi dopo un’eventuale caduta. Nel mio caso non ho mai pensato di avere dei limiti in quanto donna e nei momenti più duri la forza è arrivata proprio pensando che dovevo dimostrare di essere meglio di un uomo! Inoltre, ho scelto di essere un’apicoltrice nomade, ovvero sposto gli alveari anche per centinaia di chilometri, e nel capire le dinamiche di questa vita ho avuto la fortuna di avere colleghi uomini che mi hanno accolta nel loro mondo senza pregiudizi. Indubbiamente nel costruire qualcosa di solido ci vogliono buoni pilastri che nel mio caso sono rappresentati dalla mia famiglia, in particolare da mio padre.
Molti pensano che l’ape regina sia colei che governa la monarchia “alveare”. Nulla di più sbagliato! L’alveare è una democrazia nella quale le decisioni vengono prese dalle api operaie, quindi all’ape regina non resta che svolgere il suo unico e prezioso compito che la rende la madre di tutte le api di un alveare: deporre uova. Resta affascinante il fatto che quella delle api sia una società femminile in quanto tutte le api operaie sono femmine e i maschi, poche centinaia di individui contro le migliaia delle sorelle, vengono fatti nascere solo nelle stagioni miti, propizie per la riproduzione. L’ape regina mi fa pensare ad un governo che viene eletto dal popolo e che, così come accade nell’alveare, se non funziona bene viene eliminato per eleggerne uno nuovo.
Sono una donna di quasi 31 anni. Sposata con un uomo che non ha nulla a che fare con le api e che ha potuto vedere nascere la mia avventura 12 anni fa. Spesso è costretto a regolare i suoi ritmi in funzione di quelli miei e delle api, ma mi ha sempre appoggiata nelle mie scelte. Ancora oggi vedo che spesso nelle coppie accade il contrario, ovvero che la donna si annulli per il compagno…dovremmo imparare ad essere più api e più indipendenti. Credo che siano pochi i casi in cui la donna sia costretta ad allentare i propri ritmi lavorativi e uno di questi è quando è in arrivo un figlio ed è ciò che sto vivendo in questo periodo.
Pensandoci non ci sono né donne né uomini a cui mi ispiro. Ovviamente persone che ammiro sicuramente si, ma non strettamente legate a questo mondo. Credo che ognuno di noi debba crescere costruendo la propria dimensione interiore in base alle proprie esperienze di vita e alle proprie inclinazioni. Avere delle persone come punti di riferimento è necessario, ma senza eccedere perché già quello può rappresentare un limite.
Si mi piacerebbe, ma più in generale mi piacerebbe che sempre più persone si avvicinassero al mondo delle api per pura passione e non spinti da necessità lavorative perché ciò porta a scelte che a lungo andare non portano al benessere delle api e del settore. Potresti dirmi: ok, ma il pane non si compra con le passioni. Ti risponderei che solo facendo bene e con lungimiranza questo lavoro si fa il bene delle api e solo se loro stanno bene possono darci qualcosa in cambio. Io credo che per tutti i lavori o gli hobby non ci sia bisogno di particolari incentivi, se non la partecipazione a giornate, incontri divulgativi o corsi dedicati e di questi ne vengono svolti a sufficienza.
No, non lo avrebbe mai pensato perché ho conosciuto le api solo a 19 anni (in passato non c’era attenzione mediatica e di conseguenza didattica verso questo mondo). Forse se le avessero chiesto di disegnarne una non ne sarebbe stata in grado. Sicuramente aveva il desiderio di lavorare con gli animali stando a stretto contatto con la natura, quindi non poteva andare meglio di così! Sarebbe contentissima di ciò che sarebbe diventata. Quella bambina consiglierebbe a tutti di amare le cose belle, di osservare la natura che li circonda venerandola e rispettandola. Direbbe di non abituarsi alle cose brutte e ai soprusi che le vengono inflitti perché questo rende l’uomo sempre più insensibile e incapace di gioire per le piccole cose.
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