E tu, che “bambola” sei? Avete mai sentito parlare di casa “Casa di bambola”? Sfogliamo insieme qualche pagina in questa domenica un po' anomala.
Ad una prima lettura, si potrebbe avere l’impressione che, Henrik Ibsen abbia scritto una storia, una serie di dialoghi veloci che non danno spunti di riflessione. Basta, però, lasciarsi trasportare da quella penna per rendersi conto esattamente del contrario.
Norvegia. Fine ottocento. Nora e Torvald Helmer sono sposati da 8 anni, hanno 3 bambini, lui è direttore di banca e, apparentemente, vivono felici. Tutta la vicenda si svolge in casa, in una stanza ben arredata ma senza lusso. Nora è la donna protagonista, è la donna-bambina, è la bambola che passa dalle mani del padre alle mani del marito. È la bambola che si rende conto di avere un cervello pensante in grado di saper scegliere per lei e di autodeterminarsi nella società senza essere “la moglie di Torvald”. Nora, in un momento di “smarrimento” del marito fa esplodere tutto il femminismo che è in lei e, per ritrovare la sé stessa che non era mai stata libera di essere, abbandona marito e figli.
Henrik Ibsen insinua un dubbio: Nora è davvero pronta ad abbandonare quella bambina-bambola in cui era stata imprigionata per anni? È solo una ribellione momentanea? Vuole davvero essere la donna libera, indipendente, emancipata della Norvegia di fine ottocento?
Buona lettura....