Dragana Mladenovic. Classe 1959. Serba di Zajecar ma di adozione modenese. Amante dei libri e dei gatti. Una donna dalle mille sorprese, una donna sensibile e a tratti vittima della paura. È una sognatrice delusa dalla realtà. Dragana si racconta dalla sua edicola in Via P. Mascagni a Modena.
Dragana è una signorina con tacchi a spillo dentro le scarpe da ginnastica. L'operaia laureata. Una sognatrice: ho visitato e vissuto in tantissimi posti, fatto l'amore con degli uomini stupendi più o meno famosi. Sono stata una scrittrice, pittrice, modella, veterinaria, conduttrice, ballerina di danza classica, giudice...il mio cervello mi ha fatto vivere tante esperienze che mi hanno dato stimoli continui. Sono soggetta al pessimismo, soffro di complessi di inferiorità e sono poco socievole.
In Serbia ho lasciato il guscio delle mie sicurezze, certezze e giovinezza. Se lasciavo l'ingenuità e incoscienza, sarebbe stato meglio.
Per la nonna ero già da tempo una zitella. Nel tempo libero cucivo i miei vestiti mentre da ovest soffiavano i venti di guerra. Eravamo sotto l'embargo, si lavorava sempre meno; da ciò la mia decisione di sfruttare le mie conoscenze all’estero e partire per l’Italia. Con il senno di poi, probabilmente, mi sarei rivolta a chi aveva scelto la Germania all’Italia: credo che, per l’idea che avevo del mio percorso di vita, sarebbe stata la scelta migliore. Non posso più tornare indietro e, purtroppo, mi sono accontentata.
Ho imparato ad affrontare la vita da sola. Ho imparato a sopravvivere ad amori a senso unico e ad essere stronza quando ci vuole. Ma ho scoperto anche l'amore puro e infinito per i gatti. In quasi trent’anni, ho avuto tre amiche, mamme, sorelle e compagne di vita, che meritatamente devono essere nominate: Misi, Zizi e Lulù. Ho imparato anche ad accontentarmi e questo è un errore che non avrei mai dovuto fare.
A 62 anni, NON mi vergogno di essere ancora una ventenne. Mi permetto di dire quello che mi passa per la testa, sopporto poco e faccio fatica a nascondere la mia amarezza nei confronti della vita, a dire il vero non ci provo neanche a nasconderla. Sto cercando disperatamente di non perdere quella signorina degli anni ottanta che amavo tanto. Abbandonerò a breve l'Italia e lo farò con tristezza e sollievo. Ho conosciuto persone stupende, che in un modo o nell’altro faranno sempre parte della mia vita. Ho visitato le meraviglie culturali e storiche, le bellezze naturali, uniche al mondo; ho mangiato un cibo sublime...l'Italia è il posto per venire e fare il turista, ma, purtroppo, poco adatto per venire a lavorare e guadagnarsi da vivere: se ti va bene al massimo puoi sopravvivere accettando fermamente di NON scendere ad alcun tipo di compromesso. Forse mi sono mancate la furbizia e una doppia faccia per ottenere di più.
Una donna migrante serba, quando il mondo intero sputava su di noi, definendoci assassini e il peggio della feccia? Mi consigliavano di non dire MAI da dove arrivassi per non essere giudicata male. Ad un certo punto mi sono stancata di questa situazione e ho cominciato, con orgoglio, a sottolineare che fossi serba.
Ho passato un periodo femminista. Ho ammirato Clara Zetkin. Il mondo è cambiato tanto, specialmente negli ultimi anni, le opportunità sono davanti a noi, basta lasciare gli scrupoli, allungare la mano e afferrare le opportunità che più ci possano valorizzare, anche con la “prepotenza”, non dovremmo più combattere, dovremmo essere alla pari: siamo tutti uomini, donne; esseri umani (se questo è ancora motivo di vanto).
Cosa sarà di me domani? Una bella domanda. Torno a casa mia, vorrei stare con la mia mamma: lei c'è sempre stata quando ho avuto bisogno, adesso tocca a me. Torno in un Paese che non conosco più, non sarà facile. Spero solo di riuscire a placare la mia rabbia per una vita sprecata e trovare la mia serenità. Grazie alla pandemia, ho imparato a non fare i progetti a lungo termine, vivo giorno per giorno. Il futuro lo aspetto ma non lo progetto.
Sono felice? NO! Sono stata felice? Veramente felice, poche volte, tanto tempo fa. Strada facendo ho dimenticato come si fa ad essere felici, ho dimenticato anche come suona una sana risata, quella che parte dal cuore e finisce con le lacrime, magari correndo il rischio che ti scappi anche la pipì. Non bisogna mai dimenticarlo: siate sempre felici, anche nel momento più buio, magari pensando alla luce che verrà.
Per gli amici serbi: Za prijatelje srpskog govornog podrucja da bi procitali intervju na orginalnom jeziku pritisnite ovde da bi ste otvorili link