Questa domanda mi fa molto sorridere perché Lucia donna...mmm...ancora non c'è! Sono orgogliosa del mio "io" ancora fanciullino. Ho giocato tanto da bambina e continuo a farlo nello stesso modo, con la stessa leggerezza e semplicità ancora oggi. Non prendo mai la vita troppo sul serio. Certo durante i miei-quasi 44 anni- sono accadute tante cose, anche molto tristi, ma io credo che anche gli eventi tristi servono. Possono trasformarsi in un punto di ripartenza...un po' come le fenici! Da bambina amavo già l'arte e il teatro. Come figlia d'arte ho assaporato questo mondo già in fasce: mio papà come ninna nanna nelle lunghe notti insonni per farmi addormentare mi divertiva con micro spettacoli con le marionette.
Quando sono cresciuta il disegno e il teatrino erano i miei giochi preferiti; coinvolgevo tutti i miei amici bimbi e a fine cena obbligavo gli amici adulti dei miei genitori ad assistere ai miei show. Il teatrino era il mio nascondiglio, la mia casetta, il mio luogo sicuro...ecco perché non è cambiato molto nella mia vita: ancora oggi il teatrino è la mia casa! Sono sempre stata molto affascinata dal teatro "dietro le quinte": da bambina quando andavo a teatro con mio papà spesso a fine spettacolo ci fermavamo a parlare con gli artisti che gentilmente ci mostravano i loro segreti dietro al sipario.
Ho deciso così che la mia vita sarebbe stata dietro le quinte e mi sono iscritta al corso di scenografia all'accademia Albertina di Belle arti di Torino, la mia città. E a seguire il mio primo lavoro presso il Teatro Regio di Torino, dove mi occupavo di attività didattiche proprio nei laboratori di scenografia: un luogo magico e di grande insegnamento. Oggi continuo a giocare con il teatrino...e sì...perché ho ancora un teatrino tutto mio...un grande teatrino delle marionette...il mio lavoro! In realtà la mia vita da bambina a oggi non è cambiata molto. Ora non gioco più da sola, ho un compagno di giochi, si chiama Francesco e crescendo, l'ho anche sposato!
Sinceramente non mi sono mai posta il problema di essere "donna"; forse perché in realtà spesso penso da “uomo” oppure come ho detto prima da "bambina"! Ovvio che a prescindere dal sesso e dall'età non sempre è considerato un "lavoro". In Italia ci sono molte compagnie che si occupano di teatro di figura, ma per la maggior parte è un secondo lavoro, io invece mi considero una privilegiata perché riesco a vivere di questo...o forse riuscivo perché a causa della pandemia si è fermato tutto...ma questa è un'altra storia! Spesso chi lavora nel mondo dell'intrattenimento viene considerato un fannullone, uno che si diverte.
Non sempre viene capito il lavoro e il sacrificio che si cela dietro un lavoro creativo e quanto stress accumuli durante uno spettacolo, perché ogni volta ti metti alla prova davanti a centinaia di persone: praticamente vivi sempre sotto esame! Il teatro di figura appartiene ad un settore di nicchia, non è più molto diffuso e l'alternativa è il mondo virtuale dei giochi elettronici, spesso viene snobbato, considerato per bambini piccoli; molto difficile da proporre a scatola chiusa. La nostra grande soddisfazione, però, è stata quella di far riscoprire questo mondo a molti: adulti e bambini che si sono appassionati e ci seguono con affetto. Il nostro obbiettivo è far conoscere ai più piccoli e far ricordare ai più grandi un'arte che rischia di estinguersi!
Io sono molto soddisfatta della mia esperienza accademica, l'ho sfruttata più che potevo partecipando ad ogni iniziativa e tutto ciò che ho imparato mi ritorna utile. La scuola di scenografia prevede molti corsi, come costume, modellistica, regia, storia del teatro, scenotecnica, fotografia,… tutti ingredienti che ritroviamo nel teatro di figura. Nel mio lavoro ho fatto tesoro di tutti questi insegnamenti perché il teatro delle marionette è multidisciplinare, per realizzare uno spettacolo devi studiare ed analizzare un testo, riscrivere il copione tenendo conto dei tempi e delle esigenze registiche, realizzare un progetto scenografico e registico, realizzare le scenografie e le macchine sceniche in legno e dipingerle… Anche per realizzare le marionette occorre mettere insieme molte competenze, il falegname e lo scultore per realizzare il corpo, il pittore per dipingere il viso, la sarta per realizzare il costume. Non dimentichiamo però che l'ingrediente più importante è la fantasia e la creatività ma questo non lo impari a scuola!
Questa è la domanda che più emoziona perché io sono quello che sono grazie a mio papà Amerigo anche se lui non lo sa o forse si! La mia storia inizia dalla fine della sua storia: lui è la fenice e io sono nata dalle sue ceneri! Mio papà era un artista a tutto tondo, pittore, scultore e appassionato di teatro di figura: costruiva con amore e meticolosità le sue marionette ma non si è mai esibito perché lui amava soprattutto la tecnica, collezionava marionette, teatrini e libri sull'argomento.
Mi ha fatto respirare fin da subito questa magia: abbiamo condiviso serate a teatro e abbiamo giocato insieme, ma non credo che immaginava che questo sarebbe diventato il mio lavoro! Anche perché l'iniziativa di portare avanti questa passione non è partita da me, ma da Francesco. Mentre Francesco inizia a copiare i suoi lavori, a studiare la tecnica, a perfezionarsi sempre più, ci siamo resi conto che il "gioco" si era trasformato in "lavoro". Iniziata così l'avventura della compagnia "Guizzi di marionette"! Per me è sempre molto importante ricordare il nostro MAESTRO, per questo ho riscritto la sua storia raccontando il suo rapporto con il mondo dei fili dall'infanzia alle sue prime opere pittoriche, la costruzione di teatrini artistici e ovviamente le sue marionette. Ho raccontato anche del suo ultimo progetto che purtroppo è rimasto solo un sogno: chissà, magari un giorno lo realizzerò io!
Sinceramente non mi sono mai sentita a disagio nel propormi come artista o come lavoratrice donna...forse è stata solo fortuna! Quando ho lavorato nei laboratori del teatro Regio ho trovato un mondo tutto al femminile: proprio per ribellarsi alla tradizione maschilista la capo scenografa si è circondata di uno staff di sole donne. Successivamente ho affrontato il mondo del lavoro accompagnata da Francesco: ci siamo sempre proposti come coppia ma nonostante tutto non mi sono mai sentita esclusa anzi! Il mio ultimo datore di lavoro, il direttore del parco divertimenti Zoosafari-Fasanolandia di Fasano (Br) ha dimostrato nei miei confronti sempre moltissima stima professionale e considerazione: riconosco con affetto che mi ha sempre dato l'ultima parola!
Questa è la domanda più dolorosa e la risposta meno romantica. I Teatri sono stati i primi a chiudere e non si sa quando riapriranno; la categoria dei lavoratori dello spettacolo è stata completamente dimenticata e la cosa è molto grave non solo dal punto di vista economico ma anche sociale: far smettere di sognare e privare della cultura ha fatto e farà molti danni. Io, come tutti del mio mondo, siamo molto arrabbiati perché siamo certi che i teatri e affini sono luoghi sicuri dove il pubblico può tranquillamente partecipare agli show educatamente seduto distanziato con la mascherina.
Permettimi una polemica: i luoghi di culto, le chiese e i teatri sono identici, non c'è differenza eppure le chiese sono aperte. L’unica differenza? La differenza è che lì NON c'è nessuno che ci lavora e che si guadagna il pane quotidiano. Hanno vietato anche l'arte di Strada: il modo più antico per racimolare qualche moneta. Si crea forse assembramento? Né più né meno di quello che vediamo in un normale mercato rionale. Non credo sia difficile far ripartire i teatri: basta un pò di buon senso ma purtroppo, molto probabilmente, non c'è interesse da parte delle istituzioni!
Gli spettacoli che proponiamo sono strutturati in maniera moderna, non utilizziamo la tradizionale tecnica a scomparsa manovrando le marionette sul ponte ma le accompagniamo a vista e interagiamo con loro. Questa scelta è maturata dopo qualche anno, quando ci siamo resi conto che in un’epoca in cui purtroppo la manualità si sta perdendo e il mondo virtuale sta prendendo il sopravvento, è importante vedere come si muovono. L'aspetto affascinante è che per i primi minuti lo spettatore guarda le nostre mani, ma subito dopo si dimentica di noi e i personaggi iniziano a muoversi di vita propria. Le marionette da noi realizzate, che utilizziamo negli spettacoli sono molto grandi (alte tra i 70 e i 100 cm) ma anche la nostra presenza scenica è molto ingombrante; abbiamo deciso, così, di darci un ruolo trasformandoci anche noi in personaggi che a seconda dei casi partecipano o attivamente come attori o rimangono come servi di scena.
Ogni volta quindi ci immedesimiamo in un ruolo con tanto di travestimento! Il personaggio in assoluto al quale sono sentimentalmente molto legata è naturalmente "Pinocchio", in primis perché lo amava anche mio papà collezionando qualsiasi pinocchiata e dedicandogli un intero lavoro artistico. Io sono cresciuta tra i Pinocchio, l'ho studiato, l'ho adorato. Quale migliore personaggio racchiude nella sua storia il nostro lavoro? Siamo un po' come Geppetto che costruisce il suo burattino di legno, un pò come mangiafuoco che muove i fili delle sue marionette, un pò come la fata turchina che dà la vita al pezzo di legno e poi siamo un pò come Pinocchio: la marionetta più famosa del mondo!
Le mani sono la parte più preziosa del mio corpo: modellano, dipingono, cuciono, muovono i fili, applaudono. Sono mani che creano, che manipolano, che si muovono, che si sporcano: mani che lavorano. Purtroppo oggi le mani sono sempre meno usate, le nuove tecnologie stanno paralizzando tutti i lavori manuali, la creatività trasmessa dalle mani si sta perdendo: il virtuale sta affievolendo il tatto e questo deve far riflettere, ci deve preoccupare, dobbiamo assolutamente promuovere il ritorno alla manualità tra le nuove generazioni. Francesco ed io stiamo lavorando ad un progetto che ha come uno degli obiettivi quello di far conoscere ai bambini l’arte del creare, l’arte dello “sporcarsi le mani”, l’arte della marionetta. Ci piacerebbe che questo progetto prendesse forma ad Ostuni, la cittadina in cui abbiamo deciso di vivere. Quindi la mia risposta alla domanda è: vedrei le mie mani sporche di colore intente a muovere fili.
La primissima cosa a cui ho pensato quando ho finito di leggere la domanda è stato un puntaspilli da polso! È già, proprio quelli che usavano una volta le sarte. Questo dono servirà per incentivare le donne a ritornare, a imparare l'arte del cucito e realizzare con i propri bambini pupazzi di pezza. Il gioco dei burattini nella prima infanzia è molto importante e stimolante per la crescita soprattutto se associato anche all'aspetto creativo condiviso con i GENITORI.
Volete approfondire la storia della compagnia "Guizzi di marionette"? Seguiteli sui loro canali social e andate a dara un'occhiata al loro blog!
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