4 Aprile 2021

Lucia Vitagliano: la mia vita, la mia battaglia per i diritti LGBTQ+ arriva al Papa

lucia croce tatto

Don Giulio Mignani nella settimana che precede la Pasqua fa una dichiarazione importantissima:

"Se non posso benedire le coppie formate da persone dello stesso sesso, allora non benedico neppure palme e ramoscelli d'olivo. Nella chiesa si benedice tutto, a volte anche le armi, però non si può benedire l'amore vero e sincero di due persone perché omosessuali"

Lucia, la donna di Buonalbergo e la donna di Bristol. Chi è Lucia?

Provo a guardarla da fuori come se fossi una sua amica e alcune volte devo socchiudere gli occhi per capire il chiaroscuro delle sue emozioni. Emozioni pure, semplici che non hanno il bisogno di essere urlate o spiegate. La Lucia di Bristol è stata tale grazie alla Lucia di Buonalbergo, e la Lucia di Buonalbergo è pronta alla sfida di tornare a casa, dopo 10 anni fuori, con la grinta di chi sta conquistando il mondo, solo grazie alla Lucia di Bristol. L’Inghilterra, la sua gente, la sua cultura ha ampiamente migliorato e sviluppato in me un senso di gentilezza ed educazione, tipico di questa terra, che conserverò sempre come il dono più grande che tutti questi anni fuori di casa mi hanno regalato. Lucia adesso è pronta e sa qual è il suo senso in questo mondo. Se io non avessi mai viaggiato, scoperto, conosciuto, appreso, imparato, accettato non sarei qui a parlare di quello di cui parleremo.

Quale è stato il momento in cui hai detto: “Mamma, papà, sono lesbica”?

Il mio momento sono stati due momenti. Ho detto ai miei genitori di essere gay per la prima volta a 16 anni. Non ci hanno creduto e non chiedermi il perché; probabilmente hanno pensato che fossi troppo piccola per capire certe cose, forse hanno temuto di non essere pronti. Infondo i nostri genitori sono noi con qualche anno in più, quindi esseri umani con le stesse paure e fragilità e spesso noi ci dimentichiamo di questo. Noi figli esigiamo sempre il massimo da loro e non ci accorgiamo che sono proprio loro ad avere più bisogno di noi: per capire, imparare, conoscere e non giudicare. Ho ribadito quindi di essere gay anche a 20 anni. Ci hanno creduto, mi hanno capito, non mi hanno MAI in nessun modo giudicata o condannata. Penso abbia a che fare con la stima ed il rispetto reciproco che c’è tra noi. Qualità, queste, che mi hanno resa la persona che sono oggi, capace di affrontare le sfide della mia vita sempre a testa alta e senza mai alcuna paura. La mia famiglia, tutta, conosce il mio orientamento sessuale, la mia vita, le mie scelte. Anche mia nonna a 80 anni (tendo a precisarlo perché importante), e mai nessuno di loro si è permesso di contrariarmi o giudicarmi. Quando non hanno capito hanno chiesto e io ho spiegato. Fine. La mia famiglia è cristiana da sempre e per me è stato importantissimo sapere di avere tutti dalla mia parte, soprattutto in quegli anni in cui non si poteva parlare così tranquillamente del fatto che “sono donna e mi piacciono le donne". L’amore è l’arma più potente del mondo e io non smetterò mai di crederlo.

Cosa vuol dire per te far parte della grande famiglia LGBTQ+ e quali sono, se ci sono, i limiti di questa comunità?

Per me famiglia vuole dire casa. E casa vuole dire che io sono al sicuro. La grande famiglia LGBTQ+ ha bisogno di persone che non siano solo LGBTQ+. Stiamo combattendo per affermare il nostro diritto inalienabile alla libertà di amare chiunque il nostro cuore sceglie. Rimane INCONCEPIBILE per me dovermi difendere per questo, ragion per cui sento l’esigenza di metterci la faccia in prima persona. Questo per me è un imperativo categorico, una legge morale alla quale non posso sottrarmi. Io combatto per quelli che hanno perso la voce perché uccisi dalla cattiveria e l’ignoranza delle persone. Combatto per quelle persone che non hanno avuto la grande famiglia che ho avuto io. Combatto per chi è stato lasciato solo, perché non c’è cosa più brutta al mondo di sentirsi soli e abbandonati da tutti. Io voglio essere la speranza di molti e la forza di tutti. Mi sento una guerriera al servizio della “mia gente” e per me combattere per la dignità di noi tutti è un onore immenso oltre che un dovere. A nessun essere umano dovrebbe essere negato il diritto di amare chi il proprio cuore desidera amare. Per me è inaudibile dover combattere ancora per una cosa che per mio figlio, un domani, deve essere assolutamente normale.

La tua fame di risposte ti ha portata a scrivere una lettera al Papa: cosa ti aspetti da un’eventuale risposta? Come pensi che la tua lettera possa incidere sulla decisione della Chiesa di NON dare la benedizione alle coppie omosessuali?

Io sono una Cristiana credente e praticante. Nel dire questo sto affermando il mio credo in Cristo, nel Signore e nella Madonna. Sento la fede nel cuore e la coltivo giornalmente tramite la preghiera e le buone azioni di cui ho alcune volte più bisogno io di fare, che gli altri di ricevere. Asserendo ciò e ammettendo la presenza di Dio nel mio cuore e nella mia vita, converrai con me che scrivere al Papa e ricevere una sua eventuale risposta è il punto più alto che io possa mai sperare di raggiungere. Non capisco perché altri esseri umani debbano decidere quando posso o non posso entrare in Chiesa, se posso o non posso ricevere i sacramenti, se vado o non vado benedetta. Voglio dire, siamo seri? Io credo in Dio. Non credo nel parroco che mi nega il Corpo di Cristo. E credo che sia giunto il momento di porre fine alla follia di farsi dire da terzi come sia più giusto vivere le nostre vite. Non mi aspetto grandi cose. Mi aspetto solo che qualcuno mi faccia capire perché io non merito la benedizione di Dio. Mi aspetto quindi questo da Papa Francesco, mi aspetto di essere capita e di capire perché io non posso vivere a pieno la mia vita come fa chiunque altro. Non chiedo molto, solo quel po’ che basta per vivere una vita dignitosa e sana, all’insegna dell’amore e del buon senso.

Nella tua lettera hai scelto un linguaggio molto colloquiale e mi ha molto colpito la prima domanda che rivolgi al Papa: “Essendo noi tutti un “prodotto” dello stesso Dio, ed essendo noi il suo “piano di creazione”, per quale ragione io sono omosessuale? Io e altri miliardi di persone siamo per caso fuggiti via dalle mani del Padre per cosa? Un dispetto, una distrazione? E perché?”. Lucia che risposte si è data a queste domande e che risposte si aspetta?

Io non mi sono mai domandata in vita mia se fosse giusto o sbagliato essere quello che ero. Non mi sono mai neanche accorta di essere qualcosa di diverso. Ho vissuto, grazie a Dio, tutte le fasi della mia vita in piena pace con me stessa e consapevole della mia sessualità e dei miei gusti sin da subito. Quindi per me non esistono risposte a domande che non mi sono mai posta, sono costretta a porle per provare a mettere fine a tutto questo odio in circolo. Ma fosse per me io ti direi che Dio è felice se io sono una brava persona e non se io vado a letto con Giorgio piuttosto che con Giorgia.

La tua vita si svolge momentaneamente a Bristol: com’è dall’Inghilterra la vista sul vuoto normativo e l’attesa della legge Zan riguardo i diritti LGBTQ+?

Una legge che ci tuteli tutti è una legge di cui l’Italia ha assolutamente bisogno, specialmente in un periodo come questo, fatto di tanto astio e incomprensione, ignoranza e cattiveria. Andiamo rieducati alla vita e al buon senso, tutti, indistintamente. La legge deve assolutamente fare la sua parte in tutto questo e non può più permettersi di perdere altro tempo. In Inghilterra il nostro ritardo alla civiltà è una ennesima brutta figura per il nostro bel Paese. Gli inglesi direbbero: “What a shame!” E che peccato veramente, vivere in un paradiso come il nostro e dover combattere ancora per farci posto.

Come vivi il tuo amore per un’altra donna a Bristol e come lo hai vissuto in Italia?

Per me non fa alcuna differenza. Nel senso, io sono la stessa ovunque. Ho la buona abitudine di vivere nel rispetto mio e degli altri; e vale per ogni ambito e in qualsiasi situazione. Sicuramente l’Inghilterra è più avanti rispetto all’Italia, per tantissime cose, tra cui questa. Ma io sono speranzosa nel fatto che presto anche noi faremo parte di quei paesi che hanno aperto oltre che il proprio cuore anche la propria mente. C’è bisogno solo di tempo, pazienza, informazione e rieducazione sociale al fenomeno “diversità”, nel mio caso specifico “omosessualità” e “famiglie arcobaleno”.

Presto tornerai in Italia, nella tua Campania: hai dei progetti riguardanti la lotta per i diritti LGBTQ+? Come pensi di sostenere e aiutare questa comunità?

Desidero partire dalla mia gente, dal mio piccolo paese, Buonalbergo, poi mi piacerebbe poter aiutare più persone possibili e poterci essere anche per i miei corregionali e poi perché no, magari, per i miei connazionali. Uniti ci moltiplichiamo per mille perché sono le nostre forze a fare la differenza, è la nostra sete di giustizia e di normalità. Noi siamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno per cambiare le cose, quindi più coscienze smuoviamo, più informazione buona e sana facciamo circolare, più aiuti concreti e morali riusciamo a dispensare e meglio sarà per tutti quelli che ad oggi ancora non vivono una situazione di serenità tale da potersi definire al pari degli altri che invece possono tranquillamente essere sè stessi perché eterosessuali. Mentre scrivo queste righe ho rabbia e frustrazione perché parlare di me, di chi è come me, e dover chiedere di essere trattati come persone che sono UGUALI ALLE ALTRE mi fa accapponare la pelle, MI FA SCHIFO! Lo posso dire che mi fa schifo?

Come ti vedi tra dieci anni? Sarai tutelata e allo stesso tempo libera di amare un’altra donna?

La mia libertà è un diritto per cui mi batterò fino alla fine dei miei giorni. Lo faccio per me, lo faccio per la mia compagna, lo faccio per il figlio che metterò in questo mondo che sono certa sarà presto migliore. Tra dieci anni mi vedo felice e serena: mio figlio ha 9 anni, è biondo e ha gli occhi verdi; guardiamo la Juventus vincere la Champions League mentre mangiamo la pizza di nonno: festeggiamo finalmente una gioia. Sono felice e lo devo anche a me. Va tutto benissimo.

Sicuramente non ti ho fatto una domanda che ti aspettavi: ti va di aggiungere qualcos’altro per salutare chi ti sta leggendo?

Voglio dire una cosa alle persone che non stanno bene in questo momento: è solo un piccolo frammento di vita che potete rivoluzionare sempre, trovate la forza di reagire e scoprite l’importanza di essere voi stessi, vi salverà! Poi voglio dire una cosa alle persone che stanno bene: Noi dobbiamo fare la rivoluzione soprattutto per tutte quelle persone che ad oggi, ancora e purtroppo, non stanno bene per niente.

Vuoi leggere la lettera integrale inviata al Papa? Clicca qui: Post Facebook di LuciaVitagliano

Angelica Andriola
Autrice del blog
Angelica
Sono Angelica, una 30enne di appena 18 anni! Mi piacciono le sfide, scoprire cose nuove e lanciarmi in percorsi di cui non so nulla. Continua...
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